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488 | ATTO QUARTO |
Che tu solevi accarezzar, godendo
Passar veglie con lei gioconde, amene?
Bacherat. Quella ancora tu sei. (dolce
Tamar. Sien grazie ai Numi,
Veduto ho un’ombra di quel riso antico
Che consola il mio cor.
Bacherat. Lascia ch’io possa
Della vittoria mia cogliere il frutto;
Poi giulivo m’avrai.
Tamar. Signor, perdona,
Se molesta ti sono; i’ vorrei dirti
Due parole e non più.
Bacherat. Parla, e t’affretta.
Tamar. Di’, padre mio: mi manderai raminga
Schiava de’ Persi o d’Ottomani austeri?
Bacherat. No, non temer, cangiò per noi la sorte.
Posso farti felice, e avrai gran parte
Nelle conquiste mie.
Tamar. Tenero padre!
Amoroso signor! (Quest’era il fine
Onde premeami raddolcir quel labbro).
SCENA IX.
Vachtangel dalla torre coi Soldati di presidio, disarmati fra le Guardie, e detti.
Tamar, la figlia mia. Dei prigionieri
La cura io prenderò.
Vachtangel. Signor, rammenta
Che l’amai da gran tempo; e se mia fede
E il mio lungo servir sperar mai puote
Da te qualche mercè...