Ottiana. Di’, Bacherat? Temi di donna imbelle?
Bacherat. Chi non teme assalir falangi armate,
Men di donna ha timor.
Ottiana. Perchè dai lacci
Dunque cinta mi vuoi? perchè tenermi
Circondata da guardie?
Bacherat. A te non rendo
Ragion del voler mio; vanne e t’accheta
Al tuo destino, e il vincitor rispetta.
Ottiana. Possibile, signor, che non ti mova
Una donna a pietà? Due meste luci
Non ti scuotono il cor? Se vincer brami,
Perchè trascuri la miglior vittoria
Sovra gli animi altrui? Vinta ed oppressa
Ammiro il tuo valor; non odio o sdegno
Nutro contro di te. Credimi, e volgi
Uno sguardo pietoso a chi ti prega.
Bacherat. Molli lusinghe io non ascolto. Vanne.
Ottiana. (Ah! non han tutti di Dadian nel petto
Il flessibile cor. Tamar ha vinto
Il mio vile german: non perchè ella abbia
Maggior merto di me, nè miglior arte;
Ma perchè debolezza in lui scorgendo,
Si provò, vi riescì. Chi mai potrebbe
Vincer costui? Sì, gli si vede in volto
L’indomabile cor, l’alma feroce). (parte fra Guardie
Bacherat. Conosco l’arte, e ne prevengo il danno.
Maestre accorte di lusinghe e vezzi
Son le donne fra noi. La Giorgia abbonda
Di bellezze, egli è ver: ma il maggior pregio
Che le fa desiar da Turchi e Persi,
È la fin’arte che le addestra ai vezzi.
Meco vano è l’usar costume accorto,
Che non curo beltà, nè affetti io merco.