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486 ATTO QUARTO
Ottiana. Di’, Bacherat? Temi di donna imbelle?

Bacherat. Chi non teme assalir falangi armate,
Men di donna ha timor.
Ottiana.   Perchè dai lacci
Dunque cinta mi vuoi? perchè tenermi
Circondata da guardie?
Bacherat.   A te non rendo
Ragion del voler mio; vanne e t’accheta
Al tuo destino, e il vincitor rispetta.
Ottiana. Possibile, signor, che non ti mova
Una donna a pietà? Due meste luci
Non ti scuotono il cor? Se vincer brami,
Perchè trascuri la miglior vittoria
Sovra gli animi altrui? Vinta ed oppressa
Ammiro il tuo valor; non odio o sdegno
Nutro contro di te. Credimi, e volgi
Uno sguardo pietoso a chi ti prega.
Bacherat. Molli lusinghe io non ascolto. Vanne.
Ottiana. (Ah! non han tutti di Dadian nel petto
Il flessibile cor. Tamar ha vinto
Il mio vile german: non perchè ella abbia
Maggior merto di me, nè miglior arte;
Ma perchè debolezza in lui scorgendo,
Si provò, vi riescì. Chi mai potrebbe
Vincer costui? Sì, gli si vede in volto
L’indomabile cor, l’alma feroce). (parte fra Guardie
Bacherat. Conosco l’arte, e ne prevengo il danno.
Maestre accorte di lusinghe e vezzi
Son le donne fra noi. La Giorgia abbonda
Di bellezze, egli è ver: ma il maggior pregio
Che le fa desiar da Turchi e Persi,
È la fin’arte che le addestra ai vezzi.
Meco vano è l’usar costume accorto,
Che non curo beltà, nè affetti io merco.