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LA DALMATINA 45
D’Affrica fra le selve andrò ramingo e solo

A terminar fra i mostri delle mie pene il duolo.
Zandira. Fermati, a secondarti forse mi avrai rivolta;
Ma pria ch’io ti secondi, queste mie voci ascolta.
Tanto l’amor t’accieca, tanto a passion concedi,
Che l’orribile colpa del tuo desir non vedi?
Giovine sconsigliato cerchi la pace al core,
E per la via la cerchi di un forsennato errore?
Come goder protresti meco gli amplessi un giorno
Co’ tuoi rimorsi in seno, con cento larve intorno?
Speri che il Ciel protegga il tuo disegno ingrato?
Odia le colpe il Cielo, non le seconda il fato;
E nel momento istesso che il tuo partir si affretta,
Ti può punir dei Numi l’orribile vendetta.
Ma dai Numi ancora 1 tardo il castigo arriva:
Misero l’uom sen vive, se dell’onor si priva.
Gira pavidi i lumi di chi lo mira in faccia,
Dubita in ogni labbro sentir la sua minaccia.
Muove tremante il piede, e in ogni parte scritto
Sembragli di vedere l’orror del suo delitto.
Di non temere insulti vantasi pur l’audace;
Se non favella il mondo, il proprio cuor non tace.
Ed il peggior nemico che fa di noi governo,
È della colpa il verme che macera l’interno.
Dimmi, Lisauro, hai cuore sì barbaro, sì cieco,
Col mezzo d’un delitto condurmi a penar teco?
Se ora non sei convinto, al tuo desire io cedo,
Ma di virtù nemico il tuo bel cor non credo.
Marmut. (Dalle donne Europee si sentono gran cose;
Grazie al Ciel, che fra noi non son sì virtuose).
Lisauro. Il tuo ragionamento non pronunciato a caso
M’avrebbe in altro tempo convinto e persuaso.
Son dell’onor geloso, son di virtude amante,

  1. Così in tutte le antiche edizioni. Solo in quelle dell’ottocento si legge: Ma pur dai numi ancora ecc.