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478 ATTO QUARTO
Sarò la prima al sagrifizio esposta.

Che sperare poss’io dall’infedele
Perfido Abchar? Forse peggior destino
Da colui che m’abborre, allor ch’ei sappia
Che per consiglio mio Tamar fu estinta.
Ma spenta è poi la mia nemica, o il vile
Mio germano s’arrese ai vezzi e al pianto?
Misera me! s’ella vivesse ancora,
Tre nemici vedrei, di cui peggiore
Questa sarebbe mia rivale indegna.
Che non dassi nel mondo odio maggiore
Oltre quel che la donna in donna ispira.

SCENA II.

Macur e detta.

Ottiana. Quai novelle mi rechi?

Macur.   Una novella
Che piacer non ti può.
Ottiana.   Fuggono i nostri?
Vincitore è il nemico?
Macur.   No, la sorte
Tuttavia pende, e la vittoria è incerta.
Ottiana. Che dunque è quel che rattristarmi or puote?
Macur. Una morte, una morte.
Ottiana.   Oh Dei! Sarebbe
Spento il germano mio? Noi siam perduti,
Se manca il Re, se il condottier non vive.
Macur. Vive il Re, non temer.
Ottiana.   Chi morto è dunque?
Macur. Il superbo, il grifagno, il traditore,
Il ribelle Abchar1.

  1. Così nel testo.