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44 ATTO SECONDO
Che dirà mai trafitto dal meditato inganno?

Ecco i disegni miei: al greco suol tornato,
Farò che a lui si renda quel che ha per noi sborsato.
Vedrà che vil non sono nell’usurpargli il prezzo,
Che non ho il cor ribaldo alle rapine avvezzo;
E se una donna involo, che del suo cor dispone,
Sul cor di chi m’adora, amor mi diè ragione.
Salvo mi par l’onore, parmi la fama illesa,
Resta che il Ciel secondi la meditata impresa;
E che Marmut s’ adopri, e che Zandira anch’essa
Al mio desir consenta: ecco Zandira istessa.

SCENA X.

Zandira, Marmut e detto.

Marmut. Presto sollecitate, pria che alcun se n’avveda:

Alì fa del rumore; Alì vuol la sua preda.
Ad Ibraim lo dice, e lo sostiene in faccia,
E quando si riscalda, diviene una bestiaccia.
Zandira. Ma dov’è Radovich?
Lisauro.   Idolo mio, vien meco.
A che d’altrui cercare, se il tuo Lisauro è teco?
Zandira. Ah sì, Lisauro, io t’amo; teco sarei beata;
Ma al mio benefattore non deggio essere ingrata.
A te questo mio core serbo costante e fido,
Ma senza lui ricuso partir da questo lido.
Lisauro. Dunque tu l’ami, ingrata!
Zandira.   No, non mi parla amore.
Gratitudin m’ arresta, e mi consiglia onore.
Marmut. Vola il tempo.
Lisauro.   T’accheta. Lascia che la crudele
Serbisi, qua] le aggrada, al mio rival fedele.
Cuor non ho di vederla ad altro sposo in braccio;
Troncherà la mia morte dell’amor nostro il laccio.