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LA BELLA GIORGIANA 467
Possiam far degli stati. A te Imerette,

La Mingrelia per me. L’armi e i cavalli
Si dividan fra noi. L’oro e le spoglie
Mercede sia de’ tuoi guerrieri e miei.
Se diffidi di me, gli ostaggi ho meco.
Son io medesmo in tuo poter. La fede
Pronto sono a giurar. Parla e risolvi.
Bacherat. Dimmi in prima, Visir, qual destin soffre
La mia figlia tuttor.
Abchar.   Tua figlia... Oh stelle!...
Io la tolsi allo schiavo, io per lo zelo
Di onestà, di virtù, fra le mie tende
Custodir la facea; ma il Re tiranno
La rapì, la nascose; e dir non posso
A qual uso la serbi.
Bacherat.   Ah! non si perda
Il tempo invan. Vieni, la fè mi giura,
E a pugnare si vada. (ad Abchar
Abchar.   Il Cielo invoco
Testimon della fè che a te prometto.
Giuro teco pugnar, divider teco
O il trionfo, o la morte; e se a te manco,
Mi puniscano i Dei. (dando la mano a Bacherai
Bacherat.   Coraggio, amici.
La vittoria ci aspetta; e il ricco spoglio
Sia la vostra mercede. In voi confido
L’onor mio, la mia gloria. In altre imprese
Le prove ebb’io del valor vostro. Allora
Si pugnava per altri, or per noi stessi
Combattere si dee. Del mio governo
Se scontenti non siete, orror vi faccia
Cader un dì sotto tiranno impero.
Bella è la libertà; dolce è il morire
Per la patria comun. Ma che dich’io
Di cader, di morir; sotto al mio braccio,