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LA BELLA GIORGIANA 465
E le greggie lanute in poter nostro

Volisi ad occupar:1 troncar le viti,
Arder biade e capanne, e al piano e al monte
I bifolchi e i pastor menar cattivi.
Io con mille de’ miei più forti e fidi
Penetrar vo’ fin dove alberga e posa
Trincierato il nemico; e se mi è dato
Le guardie prime sconcertar, non temo
D’assalirlo nel sen de’ suoi guerrieri.
Vachtangel. Ah! non vedi, signor, che se felice
Sei ne’ primi tuoi rischi, alla vendetta
La prima esposta è la tua figlia?
Bacherat.   Il vedo
E pavento per lei; ma non per questo
Desistere vogl’io. Darei ben anco
Di più figli la vita e la mia stessa
Per il dolce desio di vendicarmi.
Tal oltraggio al mio sangue! Al sangue mio
Uno scorno simil! Maggiore stato
Non fa il merto maggior. Dadian comanda
A più colte provincie, io son di monti
E di selve signor; ma tanto io stimo
La mia sovranità, quanto il suo regno.
Vachtangel. Ma la figlia, signor...
Bacherat.   Se questa figlia
Tanto a core ti sta, se ancor tu l’ami,
Quel ferro impugna e vieni meco e ardisci,
E alle catene del tiran la invola.
Vachtangel. Sì, son teco, signor; morir m’eleggo,
Pria di vederla a me lontana e avvinta.

  1. Nell’ed. Zatta c’è il punto fermo.