Concepiste d’un Re, la di cui vita
Pende dal cenno mio? Meritereste
Pagar col sangue il violato impero.
Ma no, la macchia vergognosa io bramo
Cancellata soltanto. I miei disegni
Risoluti eseguite. Andiam la schiava
A trar dal fianco al rapitor mendace,
All’ingrato monarca. E si sorprenda
Nelle regie sue tende; e fia pentito
D’aver commesso al suo Visire oltraggio.
Seguite i passi miei...
Dadian. Dove, o Visire,
Dove ardito t’inoltri?
Abchar. A chieder vengo
La mia schiava, signor.
Dadian. Con gente armata
Vieni a chieder mercè?
Abchar. Da gente armata
Mi fu tolto un tuo dono.
Dadian. I doni miei
Non poss’io revocar? Non m’hai tu stesso
Questa massima impressa?
Abchar. Altro è un vil schiavo
Altro, Sire, è un Visir.
Dadian. Ma sempre io sono
D’Imerette il monarca.
Abchar. Anche i monarchi
Soggetti sono d’onestà alle leggi,
E son vindici i Dei de’ torti umani.
Dadian. Non temer che la schiava abbia a soffrire
Onte, insulti e dispregi. A te ragione
Rendo e a’ giudizi tuoi nel creder degno
Di rispetto e d’amor quel viso adorno.
Tu che di sua beltà conosci il pregio,
Compatirmi potrai...