Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LA BELLA GIORGIANA | 459 |
Ottiana. Perchè non meno anch’esso
Da cotanta beltà vinto e ferito,
Crede aver più poter sulla sua schiava
D’un superbo Visir.
Abchar. Paga in tal guisa
Il tuo crudo german le mie vittorie?
Ottiana. Così paga, inumano, il vil disprezzo
Di un’offesa germana, e qui non hanno
Fine i suoi sdegni e i sdegni miei. Paventa
Chi può farti tremar. Pensa che oltraggio
Facesti al sangue suo, che questa mano
Che onorarti potea, perir può farti.
Abchar. Guarda che il minacciar su te non cada,
E sul Giorgiano vacillante impero.
Ottiana. Tanto vale una schiava? A sua bellezza
Tanto si dee sacrificar? Deh! torna
In te stesso, o Visir. V’è tempo ancora:
Puoi placar l’ira mia; puoi del germano
Disarmar la vendetta. Un sol tuo detto,
Un sincero tuo sguardo avrà ancor forza
Di riscuotermi in petto il primo amore.
Abchar. No, non sperar che più d’amor ti parli.
Chi vendetta desia, vendetta aspetti.
Ottiana. Anima rea, d’infedeltà sol paga,
Attendi il fin de’ sconoscenti insulti.
T’amai pur troppo, ora l’amor converso
È in odio e in ira, e t’abborrisco e sdegno. (parte
SCENA VI.
Abchar e Soldati, poi Dadian con Soldati.
Fu ubbidito così? Rapir lasciaste,
Vili, la schiava mia? Qual rio timore