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456 ATTO SECONDO
Che alzerei le mie fiamme oltre ogni grado

Di privato amator. S’io per sventura
Piacqui allo sposo tuo, non è mia colpa.
Eccone il testimon. Fui chiesta in dono
Dal Visire al sovrano; ora il sovrano
Mi ritoglie al Visir, da prieghi miei
Mosso soltanto; or potrai dir ch’io l’amo?
Ottiana. Posso fede prestarle? (a Dadian
Dadian.   Sì, germana,
Credile pur, ch’ella del vero è amante,
E non usa a mentire. Abchar in vano
Si lusinga d’averla. Ella a’ miei lumi
Ha saputo piacer. Privar non voglio
Me di tanta beltà per far felice
Un de’ sudditi miei; un che all’onore
Delle nozze innalzai di mia germana.
Frema egli pur: non troverà tornando
Tamar alle sue tende. I passi miei
Siegui, donna gentil; molto finora
Potesti in tuo favor; ma forse è il meno,
In confronto di ciò che a te destino.
Sieguimi, non temer; confida, e spera. (parte
Tamar. (Nulla darmi tu puoi, che prevenuto
Non sia dal desir mio. Sentomi in petto
Quell’ardor di grandezza, a cui son scorte
L’anime altere, non d’amore accese,
Ma da sovrano virtuoso orgoglio.
Che grandezza cercar con mezzi onesti,
È coraggio e virtù, non vizio o inganno). (parte