Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LA BELLA GIORGIANA | 455 |
Non foss’io dal rispetto e dalla giusta
Cognizion di me stessa, ah! non so quanto
Sottrar potrei dall’adorarti il core.
Deh! perdona, signor, scusa la pura
Sincerità di chi conosce i pregi,
E gli ammira e gli onora, e in lor confida.
Dadian. Tamar, non più. Già m’accendesti a segno
Che resister non so. Vincesti, o bella,
Il mio cor, l’ira mia. Deh! lascia almeno...
SCENA IV.
Ottiana e detti.
La schiava forse che d’Abchar mio sposo
Trafitto ha il sen con sue lusinghe indegne?
Dadian. Che sai tu di tal schiava?
Ottiana. A mio rossore
Lo sepp’io da Macur. Macur si duole
Che rapita gli fu dal disleale;
E che tu, per timor di un tuo Visire,
Osi accordare ad Ottiana un torto.
Dadian. Tutto ancora non sai...
Tamar. Signor, perdona.
Questa è germana tua?
Dadian. Sì, del Visire
Sposa già destinata.
Tamar. Ah! principessa,
Non isdegnar ch’una tua serva umile
Usi teco il dover del suo rispetto.
Non temer ch’io t’usurpi il cor che adori.
Non l’amo, non l’amai: se amar potessi
A seconda del cor, son sì superba,