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LA BELLA GIORGIANA 441
Credon tutto dovuto, e sotto il piede

Pongonsi I’onestà.
Abchar.   Taci, o tacere
Per sempre io ti farò.
Macur.   Sì, so ancor questo,
So che la verità punge e dispiace. (parte

SCENA VII.

Tamar ed Abchar, e Guardie.

Tamar. Deh! signore, per me non far che l’ira

Alteri il bel seren del tuo sembiante.
Abchar. Poco saria, se in tuo favor di sdegno
M’accendesse ragion. Più m’arde in petto
Quel vivo ardor che una bellezza inspira.
Tamar. Di’ che senti pietà di mie sventure,
E crederlo potrò; non dir che amore
Vaglia a destar. Scarso favor natura
Al mio volto accordò. Non han mie luci
L’arte, il poter di meritar gli affetti.
Abchar. Tal potere, tal arte abbondar suole
Fra voi, belle Giorgiane: e non a caso
Turchi, e Persiani, e Tartari, e Cinesi
Vengon la Giorgia ad ispogliar di donne.
Ma tu, Tamar vezzosa, hai sopra tutte
Il primier fregio di bellezza, e imprimi
Tenerezza e rispetto in chi ti mira.
Vinto son da’ tuoi lumi. In tua difesa
Impegno il mio poter, non per usarti
Violenza ardita ed usurparti io stesso
La libertà cui giustamente aspiri;
Ma perchè illesa dall’oltraggio indegno
Cui ti espone il monarca, a tuo talento
Amar tu possa e disamar qual brami.