Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/444

440 ATTO PRIMO
Degno prezzo per lui di pace e amore,

Fa che stimolo i’ sia di tua virtude.
Usa la tua bontà; rendimi, o prode,
S’io non merto pietà, giustizia almeno.
Abchar. (Che soave parlar! che dolce foco
Esce dal bel di quelle luci!)
Macur.   Andiamo.
Abchar. No, Macur, non sperar che a te rimanga
Sì vezzosa beltà. Rapir non voglio
Ciò che il Rege ti dona. Usar tu puoi
Del reale favor, chiedendo il prezzo
Da chi brama acquistarla.
Macur.   Io non vo’ prezzo;
Vo’ la donna, mi piace, e ad ogni costo
Cederla non vogl’io.
Abchar.   Se non vai teco
Generosa mercè, varrà la forza.
Macur. So che più del Visir potrà il sovrano.
Abchar. E il sovrano dovrà l’incauto dono
Revocar per giustizia.
Macur.   Un Re non manca,
Quando accorda un favor.
Abchar.   T’accheta, e parti.
Macur. Non partirò senza la schiava.
Abchar.   In vano
Speri teco condurla. Un servo abbietto
Non ardisca al Visir opporsi ardito.
Macur. Se violenza mi fai...
Abchar.   Guardie, l’audace
Da me lungi si tragga. (le Guardie si muovono
Macur. 9Un’ingiustizia
Son costretto a soffrir. Lo so che tutto
L’avidità del ministero usurpa;
So che del regno d’Imerette i grandi
Spoglian del meglio gl’infelici, e ad essi