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40 | ATTO SECONDO |
SCENA IV.
Marmut e Cosimina.
S’ella si contentasse, io la consolerei.
Cosimina. Eh, eh, per consolarla altro vi vuol, fratello;
E se cambiar volesse, voi non sareste quello.
Marmut. Certo, perchè Lisauro non se lo scorda più,
Argenide non cura la mia pietade; e tu?
Cosimina. Io la pietà non sdegno, ma intendiamoci bene,
Della pietà col nome che intendere conviene?
Marmut. Tutto quel che tu vuoi. Mi piace il tuo bel vezzo;
Son pronto per comprarti sborsar qualunque prezzo.
Tre mogli ho al mio comando e fra di noi è poco;
Possoti di buon core offrire il quarto loco.
Cosimina. Non ho fatto all’amore finora in vita mia,
E non lo voglio fare all’uso di Turchia.
Con un solo marito quattro consorti unite?
Staran, mi raffiguro, perpetuamente in lite.
E se il costume vostro l’obbliga star1 in pace,
Seguir sì bel costume al genio mio non piace.
E se ho da maritarmi da povera figliuola,
Bastami pane ed acqua; ma vuo’ il marito io sola. (parte
SCENA V.
Marmut solo.
Per aver la sua grazia, non so che non farei.
Basta, per me medesimo certo la vuo’ comprare:
A forza o per amore, allor ci dovrà stare.
Non troverà da noi lo stil di sua nazione;
Qui colle donne altere s’adopera il bastone.
E quando fra di loro si destano litigi,
Un poco di bastone suol operar prodigi.
- ↑ Ed. Zatta: a star.