Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/437


LA BELLA GIORGIANA 433
Sacrifizio al mio cor! qual aspra legge

Obbedire degg’io!) Ti reco, o Sire,
Del mio signor, di Bacherat in nome,
La figlia sua, la bella figlia in dono.
Merta ben ella d’occupare il soglio
Del Sofì della Persia, e puoi con essa
Merito farti, ed ottener mercede.
Dadian. Sia timor che lo sprona o sia dovere,
Non accetto qual don, ma qual tributo,
La figliuola d’un prence a me vassallo.
Venga costei, non destinata al cenno
Del Sofì della Persia, ove talvolta
Suol fortuna condur le schiave al trono;
Ma all’uso vil cui destinar mi piace
Di un nemico la figlia. Al più infelice,
Al più vil de’ miei servi io donar voglio
Questa rara beltà, sprezzata prole
Di un genitor, di cui la testa io bramo.
Olà. Venga Macur.
Macur. (Si avanza un poco.
Dadian.   Macur, ti appressa.
Schiava ha seco costui ch’io sprezzo e sdegno;
A te recola in dono, e tua la rendo.
Usane a tuo piacer, nè fia chi ardisca
D’opporsi al mio volere. Al messaggiero
Si disciolgano i lacci. Vanne, e reca (s’alza
Al tuo signor, come i suoi doni accolgo, (a Vachtangel
E quanto il sangue suo stimo ed apprezzo.
(parte con Chechaiz

SCENA III.

Vachtangel, Abchar, Macur, Guardie.

Vachtangel. (Oh Tamar infelice! Oh sventurata

Meta dell’amor mio!)