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432 ATTO PRIMO

SCENA IL

Vachtangel, Chechaiz con seguito, e detti.

Vachtangel. Illustre eccelso Dadian, supremo

Can della Giorgia, regnator felice
D’Imerette e Mingrelia, a cui tributa
Il mar, la terra e la fortuna omaggio.
Sperai recar del mio signor in nome
A te del suo dover, del suo rispetto,
Verace testimon, ma non credei
Venir accolto fra catene e armati.
Che sperare poss’io, che sperar puote
Bacherat, o signor, se un suo messaggio
Qual nemico tu tratti, e senza colpa
Fra lacci avvinto al tuo cospetto è scorto?
Dadian. Pria che tu sappia che sperar si possa
Da te, dal signor tuo, di’ qual ragione
Venir t’ha mosso ed a qual fin sei giunto?
Vachtangel. Sappi, o signor, che Bacherat si duole
Che tu offeso da lui ti chiami e credi.
Lo scarso stuol ch’ei t’inviò di schiave,
Colpa non è di lui, ma del paese
Scarso in quest’anno di donzelle, appunto
Come suole il terren d’ogni altra messe
Scarseggiare talor. Giura che scelte
Ha le meno imperfette: e se non credi
Al sincero suo dir, mandar tu stesso
Puoi le tue genti a Guriel d’intorno,
E assicurarti ch’ei mentir non suole.
Ma per darti, signor, della sua fede,
Dell’amicizia sua piò certo segno,
Tale offerta ti reco e tal tributo,
Che il dritto forse e il suo dover sorpassa.
Recoti, o Re, (misero me! qual duro