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5 dicembre 1749 dalla R. Accademia di Musica (v. Nouvelles littéraires dell’ab. Raynal, in Correspondance littéraire etc. par Grimm, ed. Tourneur, vol. I, 1877, pag. 385): rimesso sullo stesso teatro, con opportuni tagli e ritocchi nella poesia e nella musica, e con esito felicissimo, ai 20 gennaio del 1756 (v. specialmente l’Année littéraire di Fréron. MDCCLVI, t. I, lettre X) e nuovamente ai 26 gennaio 1770, per l’apertura del nuovo teatro dell’Opéra del Palais Royal (v. Correspondance Grimm, vol. VIII, 1879. pp. 449-451). È noto che nel 1751 l’avventuriere Casanova, il quale si trovava a Parigi, tradusse in italiano lo Zoroastro di Cahusac per invito dell’ambasciatore del re di Polonia, Elettore di Sassonia (Mémoires, vol. II, pag. 354 dell’ed. Garnier). Il libretto fu stampato a Dresda nel 1762 (vedi A. Ravà, Le opere pubblicate da G. Casanova, in Marzocco 9 ott. 1910); e l’opera fu rappresentata ai 7 febbraio sul regio teatro della capitale sassone da Zanetta (Giovanna) Casanova, madre dell’avventuriere (la ricorda Goldoni, Mémoires, t. I. ch. XXXV) e dal celebre Cesare D’Arbes (Rasi, I Comici Italiani, Firenze, 1892, vol. I. pag. 196. Per questo episodio v. anche Ch. Samaran, Jacques Casanova vénitien, Paris, 1914, pp. 71-75).

Un audace romanzetto filosofico col titolo di Zoroastro stampò da giovane, nel 1751, il famoso cavaliere di Méhégan (Raynal. Nouvelles littéraires, l. c., vol. II, pag. 60); e pare gli costasse la Bastiglia (v. Barbier): la traduzione italiana, più o meno espurgata, uscì a Bologna nel 1855 (Marchesi, Romanzieri e romanzi italiani del Settecento, Bergamo, 1903, pag. 422). Curioso riesce certo passo nel romanzo della Ballerina onorata, pubblicato dall’abate Chiari fin dal 1754. La ballerina va a Parigi, a teatro. "Il libretto" dell’opera che si cantava "avea per titolo il Zoroastro... Sin dal principio mi fece da ridere la bizzarria del Poeta, di metter in iscena un Filosofo e un Mago della più venerabile antichità a farci il buffone, ed isfogar cantando l’amorosa passione per la sua bella tiranna, onde impetrarne pietà. Se andiamo di questo passo, io diceva meco medesima, presto vedremo in Teatro anche i Licurghi, i Soloni, gli Aristoteli, i Platoni ed i Socrati a dettar in musica lezioni di antica filosofia, e nell’istesso tempo delirar per amore" (t. II. pag. 65 della 2 ed., Venezia, 1757). Curiosi questi scrupoli dell’abate Chiari! Ma il Goldoni non ricordava, nè probabilmente aveva letto, questa pagina dell’abate bresciano.

Ben si ricordò, come il Gozzi afferma, di un fortunatissimo melodramma del Metastasio, Alessandro nell’Indie, recitato la prima volta a Roma nel dicembre del 1729, con musica del Vinci: poichè l’Alessandro e lo Zoroastro, spogliati del falso scenario storico, rappresentano alcune scene d’amore e di gelosia. Nulla nella tragicommedia goldoniana deriva dall’opera di Cahusac. dove si svolge la lotta fra il ministro del bene (Zoroastro) e il ministro del male (Abramane), rivali anche in amore. Il Goldoni ha introdotto un duplice dramma di gelosia, di Nino fremente per Semiramide (così Poro è geloso di Cleofide nell’Alessandro del Metastasio) e di Nicotri che freme per Zoroastro: come Jarba nella Didone e re Poro nell’Alessandro, così pure Nino si nasconde sotto finto nome. In generale l’autore ha abbassato il livello de’ personaggi credendo di renderli più naturali e più vivaci con toglier loro il sussiego tragico e con l’avvicinarli al tono familiare della commedia; ma non è riuscito in