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Goldoni Al Gazzettiere. "Vi ringrazio" dice il buon dottore al Gozzi "del molto bene. e del poco male che avete detto del Zoroastro. Che le scene che parlano un po’ troppo alla lunga di astrologia sieno riescite stucchevoli mi dispiace, ma non mi offende. Che la fine della commedia non sia stata debitamente sviluppata, chi lo dice avrà la sua ragione per dirlo, nè io presumo di vedere di più al tavolino, di quello che veder possano gli uditori in teatro... Mi fece per altro grandissima specie la prima sera della rappresentazione un certo mormorio di voci nell’uditorio, che mi parvero mosse da irritamento e disapprovazione, allora quando Semiramide aggiunse alle altre sue macchine quella di accusare Nicotri" (l. c., pag. 367). L’autore vuol difendere la sua eroina; ma poi modestamente aggiunge: "Tuttavolta il pubblico è un giudice assai rispettabile, e se la condanna sul fatto è partita da bocche sincere ed animi spassionati, li lodo, li ringrazio e studierò di approfittarmene. Benedetti coloro che dicono la verità. Da essi ho appreso più d’una volta a migliorare le cose mie, e so di non aver imparato abbastanza, e chiunque m’illumina fa cosa grata a me, al pubblico ed a se stesso". Degna di nota e piacevole la fine: "Supplico voi pertanto, sig. Gazzettiere amatissimo, non cessare di dirmi la verità e d’istruirmi: ma, per amor del cielo, vi prego altresì non pormi in sì mala veduta presso le signore donne, addossandomi che col carattere di Semiramide abbia inteso di satirizzare sopra di esse, sendo io rispettosissimo e tenero ammiratore del loro sesso" (pp. 366-368).

Che poteva mai replicare il Gozzi a un discorso così onesto? "Amico stimatissimo - Che risponderò io, essendomi dato così breve tempo? La lettera da voi scritta fa onore al vostro ingegno e al costume. Le poche parole da me dette intorno al Zoroastro, furono stimolo della mia amicizia. Vorrei che le cose da voi dettate, fossero tutte splendore e quali ne ho vedute tante uscire dalla vostra penna; ed essendo avvezzo a sentirvi commendare universalmente, vorrei che così fosse sempre. Parlo di cuore, sono sincero e spero che mi crediate ora e sempre ecc." (pag. 368. l. c. - Questa lettera e quella precedente del Goldoni ristampò il Malamani nei Nuovi appunti e curiosità goldoniane, Venezia, 1887. pp. 177-179. Cfr. G. Damerini, nel “numero straordinario” della Gazzetta di Venezia, 4 dic. 1913, e A. Zardo, Teatro Veneziano del Settecento, Bologna. 1926. p. 68).

Non a caso segue nella Gazzetta, subito dopo, l’annuncio di una nuova azione scenica del Chiari, La navigazione d’Enea, con questo laconico commento: "È tratta dall’Eneide di Virgilio. Disjecti membra poetae". Poi. non si dice chi, ma è il Gozzi stesso, racconta al Gazzettiere certo caso che gli accadde proprio alla prima recita dello Zoroastro: è la descrizione della famosa piova degli sputi dai nobili palchetti del San Luca sulla platea. Raccolgo ancora questo cenno dalla Nuova Gazzetta Veneta dello Zanetti, numero 44 (11 agosto 1762): "...Il Zoroastro. Tragicommedia del Sig. Goldoni e la Bella pellegrina, Commedia del Sig. Ab. Chiari, quando furono provate, fecero sperare un concorso ben grande, et un lucro grandissimo alli Comici, ma poi non restarono appagate le loro speranze ".

Un Zoroastro, tragedia di 5 atti per musica, aveva stampato in Francia nel 1712 Le Brun. Molto più fortunato quello. pure in 5 atti. del signor di Cahusac, musicato dal Rameau e rappresentato la prima volta a Parigi ai