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400 ATTO QUARTO

SCENA IV.

Sidone solo.

Ehi! Corina, Corina. Sen vola, e non mi sente.

Ch’ella se ne sia ita, mi duole estremamente.
Ma no, meglio è così, sono di là aspettato;
Tornerò a rivederla quando sarò spicciato.
Mi piace, mi diletta lo star con donna bella;
Convien dir che mi domini di Venere la stella.
A dir mal delle femmine talor mi provo anch’io,
Ma poi sinceramente ci trovo il conto mio.
Faccio come far sogliono certi poeti bravi
Che biasiman le donne, e poi di lor son schiavi;
Dicono che il servirle dell’uom non sia decoro,
Consiglian disprezzarle, e le vorrian per loro.
Condannano gli amanti, condannano gli amori,
E sono spasimanti per Filide e per Clori.
E i comici talora chiaman le donne felle;
Ma piacciono ai poeti le giovani e le belle.

SCENA V.

Camera.

Semiramide e Nino.

Nino. No, Semira, abbastanza l’inganno ho conosciuto.

Meco t’adopri invano; partire ho risoluto.
Semiramide. E abbandonar vorrai, quando vicina è resa
Al termine felice la cominciata impresa?
Nella prossima notte scoppiar dee la congiura.
Già i celati guerrieri si accostano alle mura.
Già sono i congiurati al gran momento intenti
Di compiere il disegno, di dichiararsi ardenti.
Nel tempio u’ Zoroastro vittime svenar suole