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ZOROASTRO 391
Che dell’affetto vostro non è Sidone indegno.

Ah! che dite? ridete? Sì sì, colto ho nel segno.
Corina. (Oh oh! sei pur lontano). Dirò, per dire il vero,
Qualche cosa consimile mi passa pel pensiero;
Ma quel che in questo punto mi va per fantasia,
È la brama di apprendere un po’ d’astrologia.
Sidone. L’ho detto. A me pensate. Che sia la verità,
Voi siete innamorata di mia capacità.
E se di tale scienza vi accende il nobil estro,
È segno che a voi sembra amabile il maestro.
Sì, gioia mia carissima, son pronto ad istruirvi,
Degli arcani astronomici son pronto ad arricchirvi.
Ecco la biblioteca dei perspicaci ingegni,
Ecco i sette pianeti, ecco le stelle e i segni,
Ecco i libri astronomici. Corina mia vezzosa,
Principiam la lezione; vi dirò qualche cosa.
Corina. Vorrei che m’insegnasse vostro saper stupendo
Ad alzare un oroscopo.
Sidone.   Roscopo? Non intendo.
Corina. E pur so che l’oroscopo parte è d’astrologia.
Sidone. Sarà una qualche stella, ma non so dir qual sia.
Corina. Non è stella altrimenti; ma oroscopo si dice
Una figura, un punto, che l’avvenir predice.
Sidone. Ora ora vi capisco. L’arospago sarà
L’indovinar gli eventi dalla natività.
L’operazion mi è nota. Eccomi qui, a drittura,
Son pronto, se volete, a alzarvi la figura.
Corina. Per me non son curiosa. Vorrei vedere espressa
La sorte che ha da avere Nicotri principessa.
Di questa mia padrona vorrei sapere il fine,
Se un dì sarà contenta colla corona al crine,
O se dalla straniera, ch’è uno spirto orgoglioso,
Le verrà tolto un giorno lo scettro dello sposo.
Sidone. Veramente, per dirla, fra tanti libri e tanti
Credo che non si trovino gli eventi dei regnanti.