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386 ATTO TERZO
Questi liti a Cambise; credeva i di lui voti

Per seguirmi innocenti. Ma il scaltro mentitore
Fu in Battriana altre volte, e vi ha lasciato il core.
Arse la tua Nicotri per il garzone un giorno,
Ora le fiamme antiche svegliò nel suo ritorno.
Tutto scopersi alfine. Il mentitor per arte
Mi fe’, dopo scoperto, de’ suoi disegni1 a parte;
Ed io che nutro in petto di verità lo zelo,
Scopro la sposa infida e il tuo rival ti svelo.
(a Zoroastro
Nino. (Ma se l’onor...) (a Semiramide
Semiramide.   (T’accheta). (a Nino
Nino.   (Vuol la mia gloria...)
(a Semiramide
Semiramide.   (Taci). (a Nino
Nino. (Tacerò per piacerti, crudel!) (a Semiramide
Semiramide.   (Così mi piaci). (a Nino
Che medita, che pensa di Zoroastro invitto
L’alta mente sublime in faccia a un tal delitto?
Zoroastro. Penso de’ tuoi sospetti, penso dei dubbi miei
Prevenire il periglio col carcerare i rei.
Chi innocente si vanta, si purghi e si difenda:
Chi è reo di tradimento, il suo castigo attenda.
Semiramide. Saggio ed util consiglio. Tu di Nicotri, o sire,
Assicurati e attendi ad iscoprir sue mire.
Io di Cambise ardito veglierò ai moti intenta;
Farò che della colpa quel perfido si penta.
Non temer di disastri, non paventar periglio,
Tengo alla tua salvezza pronta la mano e il ciglio.
Zoroastro. Lascia che nel mio regno, cinto da mie catene,
Veggasi chi m’insulta.
Semiramide.   Signor, non ti conviene.
Se i sudditi di Nino oltraggi e punir tenti,
È offeso e violato il dritto delle genti;

  1. Nel testo: dissegni.