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384 ATTO TERZO

SCENA V.

Zoroastro e detti.

Zoroastro. Come! ai piè di Semira? (da sè

Semiramide.   Ecco il re; siam perduti.
(a Nino che si alza confuso
Zoroastro. Olà, perchè costui gettossi alle tue piante?
Dimmi, è di reo quest’atto, o di geloso amante?
Nino. (Che dirò? che risolvo?) (da sè
Semiramide.   (Ambi siam rei, s’io taccio.
Necessario è il ripiego, ed il più pronto abbraccio).
(da sè
Zoroastro. Ti confondi, Semira?
Semiramide.   Signor, dubbio pensiero
Di tacer mi consiglia, o di svelarti il vero.
Ma risolvasi il meglio; con mio rossore il dico,
Costui ch’è mio seguace, scoperto ho tuo nemico.
Nino. (Ah! perfida).
Zoroastro.   L’audace qual nutre empio disegno?
Venne a destar congiure, per involarmi il regno?
Nino. Sì, la congiura è desta... (a Zoroastro
Semiramide.   Non mascherar l’oggetto
Che i tuoi desiri infiamma e ti riscalda il petto.
Io svelerò l’arcano. Giovane sconsigliato,
Chiedi soccorso invano ai piedi miei prostrato. (a Nino
Sappi, signore... (a Zoroastro
Nino.   Io stesso... (a Zoroastro
Semiramide.   Olà! taci e rispetta
Donna che il tuo sovrano ha per sua scorta eletta.
Rammentati che Nino a me ti diede in cura,
Ma il ver tradir non soglio per uso e per natura.
A pro di un delinquente non taccio e non mentisco.
Mi conosci, Cambise. (a Nino
Nino.   (Semira io non capisco). (da sè