Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/385


ZOROASTRO 381
Ma il cader dell’affetto di un mancator indegno

Non farà mai ch’io perda le mie ragioni al regno.
Opera per te stessa, o pel monarca assiro,
No, non sarai felice fino ch’io vivo e spiro.
(a Semiramide
E tu che le menzogne di tal maestra apprendi,
Miserabile frutto dalle lusinghe attendi. (a Nino, e parte

SCENA IV.

Semiramide e Nino.

Semiramide. Udisti?

Nino.   Udii pur troppo.
Semiramide.   Per tua cagion, scortese,
Deggio soffrir gl’insulti, deggio soffrir l’offese.
Nino. Di’ che per te piuttosto sono a perir vicino:
Di’ che tu mi guidasti al barbaro destino:
Che della mia rovina m’apri il fatal sentiero.
Parla in Nicotri un nume, e mi predice il vero.
Semiramide. Perfido, sì, quel nume che ti favella al core,
Quel che parla in Nicotri, è il tuo novello amore.
Credi a lei che ti piace, alla mia fè non credi,
Ma il cor mio non conosci, ma il di lei cor non vedi.
Come! A me di Nicotri prevaleran gli accenti?
Quest’è l’amor che vanti, questa è la fè che ostenti?
Vissi per te finora fra la speranza e il duolo;
E di mie cure il merito perdo in un punto solo?
Della nemica il volto tanto ti piacque e tanto,
Che ti formò nel seno sì poderoso incanto?
Va, seconda quel nume che abbandonar t’inspira,
Che a tradir ti consiglia la tua fedel Semira.
Torna al tuo patrio regno; di Babilonia il Irono
Offri alla mia rivale, offri a Nicotri in dono.
Temi di Zoroastro il primitivo impegno?