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376 ATTO TERZO
Che dove il ben ci cela, ogni suo mal figura.

Il destin che può sciogliere del nodo lor l’impegno,
Sta nel nostro felice e prospero disegno.
Se a lieto fin conducesi l’impresa nostra ardita,
Perderà Zoroastro e regno e sposa e vita. (parte

SCENA II.

Nino, poi Nicotri.

Nino. Qual mi combatte in seno orror, tema e sospetto?

Ogni passione aspira a prevedermi in petto.
Ambizion di regno rende il mio core ardito:
A compassion mi desta pietà d’un re tradito;
E l’inquieto amore m’agita a cotal segno.
Che non conosco il bene di conquistare un regno.
Nicotri. Stranier, sei tu seguace della vedova assira?
Nino. Sì, del novero i’ sono.
Nicotri.   Dov’è la tua Semira?
Nino. L’attendo impaziente.
Nicotri.   Troncar non seppe ancora
Col perduto regnante l’amabile dimora?
Nino. Credi tu Zoroastro della guerriera amante?
Nicotri. Chi dubitar ne puote? È acceso, è delirante.
Nino. (Oimè!) Di’, di Semira mirasti nell’aspetto
Qualche verace segno di scambievole affetto?
Nicotri. Sembra che amor soltanto l’abbia fin qui scortata;
Vidi, conobbi ai detti la donna innamorata,
Che simulando meco il suo geloso affetto,
Mescere mal sapeva coll’umiltà il dispetto.
Nino. Ah perfida! ah inumana! Questa è la fè, l’amore...
Nicotri. A te forse Semira avea promesso il core?
Nino. (Ah! mi perdo). L’ingrata fede promise a Nino.
Reggea quell’infedele sua vita e suo destino.
Del re Babilonese piango l’atroce affanno,