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ZOROASTRO 375
Vuol penetrar nei cieli, vuol ragionar dei Numi,

E colla scorta infida di un precettor mendace
Par che trionfi e goda nel comparire audace.
Spirto fra noi si vanta illuminato e forte,
Colui che crede il caso autor di vita e morte;
E per sfuggir la tema dell’avvenir fatale,
Nega la provvidenza di un essere immortale.
Gli empi che non ritrovano seguaci al nero eccesso,
Procurano il veleno stillar nel debol sesso;
E la fragile donna che ascolta e non intende,
Di novità si appaga e a delirare apprende.
Quindi libera e sciolta da ogni obbligo si crede.
Essere non le sembra costretta a serbar fede.
Regola ai propri affetti forma il desio soltanto;
Follia chiamar non dubita della costanza il vanto.
E spento quel rimorso che all’anime fa guerra,
Rimproveri non teme dal cielo e dalla terra.
Cleonte. Spirto non ha Semira sì fiacco e mal accorto;
Tu fai alla gran donna co’ tuoi sospetti un torto.
E, mi perdona, un torto fai delle donne al sesso:
Tutte cader non veggonsi nel pregiudizio istesso.
V’è fra di lor chi allettasi di così fatto errore,
Ma delle saggie e docili il numero è maggiore;
Ed è di cotal numero la valorosa e forte
Donna che solo aspira al ben della tua sorte.
Nino. Voglia il Ciel che m’inganni il mio timor protervo.
Chi è colei che addrizzata a questa volta osservo?
Cleonte. Nicotri, principessa di real sangue nata,
Sposa di Zoroastro.
Nino.   Promessa, ovver legata?
Cleonte. Del regal nodo il giorno credono a lor vicino;
Ma alle sperate nozze sovrasta altro destino.
Nino. Oimè! credi tu forse che di Semira il volto
Il cor di Zoroastro abbia da lei disciolto?
Cleonte. Oh debolezza umana! oh fragile natura!