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366 ATTO SECONDO
E che la tua cangiando favella menzognera,

Meco sia col tuo labbro men scaltra e più sincera.
Nicotri. Perfido.
Zoroastro.   A torto insulti.
Nicotri.   Sei d’ogni amore indegno.
Zoroastro. O sciolgasi ogni laccio, o modera il tuo sdegno.

SCENA VI.

Semiramide e detti.

Semiramide. Signor, deh! mi concedi...

Zoroastro.   (Oh inopportuno arrivo!)
Nicotri. (Ecco la mia nemica. Il perfido è giulivo). (da sè
Semiramide. Concedimi ch’io possa, alla tua sposa innante,
Offrire il mio rispetto più fervido e costante, (a Zoroastro
Lascia che a te s’inchini, saggia, real donzella,
Donna che te sua diva, non che sovrana appella.
Credimi, a parte io sono de’ tuoi gloriosi auspici, (a Nicotri
Anime fortunate, vi renda il ciel felici.
Merita una tal sposa tal rege e tal consorte;
Merita un tal monarca tanta bellezza in sorte.
E provida natura col suo saper profondo
Vi creò, vi congiunse, per far più lieto il mondo.
Zoroastro. (Che risponde l’ingrata?)
Nicotri.   (Ai labbri tuoi non credo)
Semiramide. (Di gelosia il veleno in quelle luci io vedo).
Zoroastro. Non risponde Nicotri al ragionar cortese?
Nicotri. Colpa è di lei, s’io taccio, che mutola mi rese.
Quei generosi accenti ch’io giudico sinceri,
Produssermi l’incanto nel labbro e nei pensieri.
Non merito le lodi, ma il ver forz’è si dica:
Mi piace esser lodata dal labbro d’un’amica.
Zoroastro. (Simula e si nasconde).
Semiramide.   Onor non è leggero,