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ZOROASTRO 365
Scorgendo che mi tratti con arte e con inganno.

Dirai: se mi ama tanto, quanto di amarmi dice,
Esser non può Nicotri che misera e infelice;
Se una straniera accolgo senza narrarlo a lei,
Può con ragione infidi temer gli affetti miei.
Fin qui la tua gran scienza giugner può facilmente;
Ma penetrar non puote quel ch’io nutrisca in mente,
Nè se vedermi in faccia una rival sopporti,
Nè quale elegger possa riparo de’ miei torti,
E molto men se teco amor mite mi renda,
O se le tue menzogne di vendicare intenda.
Zoroastro. No, principessa, avvezzo non sono a tai rampogne,
Nè soffro esser chiamato autor di rie menzogne.
Dall’amor de’ vassalli ebbi lo scettro in dono,
D’uopo di te non veggo per stabilirmi in trono.
E se l’amor m’indusse teco a partire il soglio,
Gratitudine esigo, non onte e non orgoglio.
Dono alla tua bellezza tutto d’amante il core;
Non sacrifico a donna le massime d’onore.
Nè imponermi potrai che un trattamento indegno
Renda a colei che onora de’ Battriani il regno.
Nicotri. Renda all’illustre donna, renda tributo e omaggio
Del secolo presente il regnator più saggio.
Sì, Zoroastro, approvo l’alma gentil cortese
Che esalta, che moltiplica l’onor del suo paese.
Che diria Semiramide, se con minor rispetto
Accoglier si vedesse da un re nel proprio tetto?
Che diria mai l’altera, se preferir vedesse
Del sovrano la sposa in queste logge istesse?
Fa il tuo dover, l’onora; offrile incensi e voti,
Fa che a colei s’inchinino i popoli divoti.
Io stessa, se lo chiedi, vo di Semira al piede:
Bacierò quella destra, se il tuo bel cor mel chiede.
Zoroastro. No no, per voler tanto, teco non son sì audace;
Basta che meno insulti procuri alla mia pace;