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364 ATTO SECONDO
Ma temo nel vedermi col perfido a cimento.

Zoroastro. Perchè negarmi, o cara, il tuo vezzoso aspetto?
Chiesto avea di vederti per grazia e per affetto.
Eccomi a te, se nieghi venire alle mie stanze.
Qua stanno i miei pensieri, qua son le mie speranze.
Nicotri. Grazie render ti deggio per sì gentil favore.
Ma di’, movendo il piede, dove lasciasti il core.
Zoroastro. Il cor teco sen vive, sia lungi o sia dappresso;
Se ti adorai costante, l’amor sempre è lo stesso.
Di che puoi tu lagnarti? Qual onta a te commisi?
Perchè mai quei begli occhi son di livore intrisi?
Dimmi...
Nicotri.   Ne parleremo. Chiede il dover per ora
Che all’ospite ti porti, che or questa reggia onora.
Zoroastro. Principessa, t’intendo; coltivi il rio tormento
Di gelosia proterva.
Nicotri.   No, gelosia non sento.
Sarà per avventura giunta Semira in Corte.
Aver sì grande amica si reputa a gran sorte.
Se all’impero dell’Asia tu giustamente aspiri,
Ella può assicurarti il regno degli Assiri.
E se per lei tu giugni 1 di Babilonia al trono,
Supera ogni fortuna della guerriera il dono.
Va, coltiva chi puote farti felice appieno;
Battria per te comprende scarsissimo terreno.
Le mire tue sublimi, credilo, approvo e lodo.
Bramo il tuo cor contento, e di tua sorte io godo.
Zoroastro. Credi tu ch’io non scorga ne’ detti tuoi mendaci,
Più di quel che ragioni, quel che nascondi e taci?
Nicotri. Chi dubitar potrebbe dell’arte e del valore
D’un indovin che ha il dono di penetrar nel core?
E pur l’alto sapere che ti fa raro al mondo,
Forse il mio cuor non giugne a rilevare a fondo.
Indovinar potrai ch’io nutra 2 in sen l’affanno,

  1. Ed. bolognese: giungi.
  2. Ed. bolognese: nutro.