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ZOROASTRO 359
Sidone.   Per dir la verità,

Donna mi pare adorna di grazia e di beltà.
E ver ch’ella è venuta da noi di notte oscura,
Ma al chiaro delle fiaccole facea la sua figura.
E Zoroastro istesso, sincero in sua favella,
In pubblico le diede il titolo di bella.
Nicotri. Senti? (a Corina
Corina.   Nol conoscete? Non sa quel che si dica.
Sidone. Ite a renderle onore, trattatela da amica. (a Nicotrl
Nicotri. Io?
Sidone.   Sì, voi. Semiramide è pur di sangue regio;
Ha di guerriera il vanto; ha di sapiente il fregio.
Non mostrate che invidia v’arda e vi punga il petto:
Il re potrebbe averne dell’onta e del dispetto.
E s’ella più di voi giugnesse a innamorarlo...
Corina. Stolido. (a Sidone
Sidone.   A me un’ingiuria? (a Corina
Nicotri. (A Corina)  No, non rimproverarlo.
Pur troppo ei mi predice il mio crudel destino.
Sidone. Sì, son uom che non mente, e sono un indovino.
Conosco che gl’influssi di Cintia, o della Luna,
Aumentan di Semira l’ingegno e la fortuna.
E so con fondamento che Zoroastro anch’esso
Spronato è dalle stelle a favorire il sesso.
Nicotri. Taci, non tormentarmi, non adoprar figure
Per far ch’io concepisca l’idea di mie sciagure.
Dimmi che il re m’inganna; di’ che lo sposo è infido;
Dimmi che il cor del perfido dell’incostanza è il nido.
Fin qui giugne la scienza di un indovino accorto,
Che avrà dal re crudele forse l’arcano estorto.
Ma indovinar non puote scarso imbecille ingegno
Di quale orribil fuoco s’accenderà il mio sdegno.
Va da colui che ingrato ad ingannarmi aspira,
Digli ch’io non son nata per adorar Semira:
Che ho regal sangue in petto, che amor mi punse il core,