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32 ATTO PRIMO
Di rimaner per sempre lontan dai lidi vostri,

Libero lasciò il corso a un innocente affetto,
Ma usai, qual si conviene a vergine, rispetto.
Or se ti cal Zandira, signore, a te la rendo;
La tua pietade imploro, il tuo perdono attendo. (da sè
Rendimi, generoso, rendimi al patrio lido.
(Ma sarà mia Zandira, nel di lei cor confido).
Radovich. Scuso l’età, perdono a un innocente amore.
Temer non so mendace d’un Dalmatino il core.
Non son cogl’infelici a vendicarmi avvezzo,
Tratterò il tuo riscatto, e sborseronne il prezzo.
Pietà per te m’ispira la patria mia gloriosa,
Ma rispettare or devi di Radovich la sposa.
Avrai dalla mia mano la libertade in dono;
L’amor che mi svelasti mi scordo 1, e ti perdono.
Padre m’avrai, lo giuro, se ti rassegni al fato.
Ma l’ira mia paventa, se a me ti rendi ingrato. (parte

SCENA XI.

Lisauro e Marmut.

Lisauro. (Posso lasciar di vivere, non d’adorar Zandira.

Mi darà il mezzo amore di superar quell’ira). (da sè
Marmut. Tu sei, a quel ch’io sento, un giovane garbato;
Il povero Schiavone da te fu corbellato.
Lisauro. Come puoi dir tal cosa?
Marmut.   È vano il finger meco.
So chi sei, so benissimo che tu sei nato greco.
So che dal tuo paese sei, galantuom, fuggito,
Di sposare una Greca per bizzarria pentito.
Lisauro. Ohimè! chi ciò t’ha detto?
Marmut.   Sappi, Lisauro mio,

  1. Così nell’ed. Zatta. Nell’ed. Pitteri e nelle ristampe che poi seguirono si legge: ti scordo.