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ZOROASTRO | 353 |
E Babilonia istessa, del sangue tuo retaggio,
Di Zoroastro al nome vanta prestare omaggio.
Solo ch’ei si presenti d’Assiria ai primier liti,
Corrono i tuoi vassalli ad incontrarlo uniti;
E vincerlo non puote forza o ragion d’impero,
S’io disarmar non tento il tuo rivale altero.
Sai se a trattar quest’armi avvezza è la mia mano;
Ora il poter dell’armi con Zoroastro è vano.
Soffri ch’io l’arte adopri, femmina in ciò valente;
Per scemar tuoi sospetti, meco sarai presente.
Temer ch’io t’abbandoni, idolo mio, non puoi:
La fè ch’io ti prometto, vedrai cogli occhi tuoi.
Ma con idee fallaci non tormentarmi, o caro;
Troppo sariami al core il tuo sospetto amaro.
E l’irritarmi a torto e il provocarmi a sdegno
Pensa che può costarti vita, riposo e regno. (parte
Nino. Ah! che riposo e vita costami il soffrir tanto,
E non mi cal d’un regno che ho da acquistar col pianto.
Pera la patria e il mondo, pur che sia mio quel core.
Mio d’un rivale accanto non mel promette amore.
Per simular la tema, alma non ho sì forte:
Men del timor cruccioso dura mi fia la morte.
Perder la vita alfine non è che un sol cimento,
Ma col geloso affanno si more ogni momento, (parte
Fine dell’Atto Primo.