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350 ATTO PRIMO
Di me, de’ studi miei, del mio poter disponi,

Nella regal mia fede il tuo destin riponi.
E a te che saggia sei, quanto vezzosa e bella,
Favorevol risponda di Venere la stella.
Nino. (Odi? Da Zoroastro sei per beltà pregiata).
(piano a Semiramide
Semiramide. (Non ti sdegnar ch’ei lodi donna da te lodata).
(piano a Nino
Zoroastro. Di’, Semira, chi è quegli ch’io miro a te dappresso?
Cleonte. (Ah! dubito che Nino si scopra da se stesso). (da sè
Semiramide. Questi, signor, che miri di giovami sembiante,
Alma robusta ha in seno, della virtude amante.
Di Mennone germano, fu seco in guerra e in pace,
Ora de’ miei consigli s’appaga e si compiace.
Meco a te si presenta. Sommo rispetto il guida,
Brama conoscer gli astri, e in tua virtù confida.
Zoroastro. Caro mi fia ciascuno cui bel desio conforta,
Molto più caro il rende l’amabile tua scorta.
Vieni, Semira, e teco guida i seguaci tuoi;
Di me, della mia reggia, arbitra come vuoi.
Sieguimi o mi precedi; fa quel che più ti aggrada,
All’albergo reale brevissima è la strada.
Ivi qual si conviene a tua virtù pregiata,
Sarai, fin che a te piace, servita ed onorata.
Piacciati la mia stima, il mio sincero affetto;
Il ben di rivederti al nuovo sole aspetto.
(Vincasi con finezze della sagace il core,
Ch’è delle mie conquiste l’ostacolo maggiore.
Del labbro e delle luci l’arte conosco, è vero,
Ma ho prevenuto il core, e trionfarne io spero).
(da sè, e parte seguito dalle Guardie