Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/353


ZOROASTRO 349
Brama però nutrisco d’assicurargli il regno;

E forza avrei bastante coll’armi e col consiglio,
Se altronde a lui vedessi promovere il periglio.
Ma del poter degli astri ignara anch’io non sono;
Veggo che tu soltanto puoi contrastargli il trono.
E contro al Ciel scorgendo ogni lusinga audace,
Vengo da te soltanto ad impetrar la pace.
Se ti destinan gli astri dell’Asia il vasto impero,
So che tu non aspiri ad usurparlo altero;
E per l’arbitrio umano che non soggiace al fato,
A chi ti brama amico, puoi non volerti ingrato.
Certa son che in te regna bel cor pari al talento,
L’umili mie preghiere sparse non temo al vento.
Che la virtù perisce, quando il suo bel non usa,
E anche le stelle offende chi de’ suoi doni abusa.
Zoroastro. Donna di gloria degna, Nino dirò felice,
Se parla in suo favore sì nobile oratrice.
Sebbene io per te senta verace stima in petto,
Quel che per lui mi chiedi, non nego e non prometto.
Godo che agli altri doni che il Cielo a te comparte,
Quello in te pur si unisca dell’astronomic’arte.
Ma il favor delle stelle che adorna il tuo bel core,
Consigliati, o Semira, a farne uso migliore.
L’affetto non condanno che al tuo signor ti lega,
Lodo la gratitudine che per lui parla e prega;
Ma il saper, la fortezza, che nel tuo sen si aduna,
Merta miglior speranza, merta maggior fortuna.
Se di seguir ti piace re che vacilla in trono,
Seguilo a tuo talento, io seduttor non sono.
Ma del tuo Nino ancora è l’avvenire oscuro,
Ed io t’offrisco un bene più stabile e sicuro.
Se di tesor sei vaga, d’oro il mio regno abbonda;
Se degli allor ti nutri, quivi l’allor feconda.
E puoi a tuo talento mercar gloria ed onore
Col saper, col consiglio, coll’armi e col valore.