In cui quel che ha da essere, scritto si vegga e certo;
E quei lumi infiniti che in ciel veggiamo accesi,
Caratteri li credo da tutti non intesi.
Deh! tu che li capisci, tu che gl’intendi appieno,
Quel che di me sta scritto, fa ch’io rilevi almeno.
Vorrei saper se in vita avrò propizia sorte,
Vorrei saper di certo il dì della mia morte,
E quando sarò giunto al termine fatale,
S’io morirò strozzato dal medico o dal male.
Zoroastro. Sidone, il tuo talento atto agli studi è poco.
Fra i magi d’Oriente non meriti aver loco.
Se hanno i compagni tuoi tal pensamento insano,
La cognizion degli astri spero diffusa invano.
Teocrate. Io tua mercè, signore, fra gli orbi a noi distanti
Scorgo le stelle fisse, scorgo le stelle erranti,
E appresi fra quest’ultime, condotte a varie mete,
Discernere i pianeti, conoscer le comete.
So che di varie stelle le figurate unioni
51 chiamano asterismi, ovver costellazioni,
Fra quali Tauro, Ariete, i Gemini1, il Leone,
La Vergine, la Libbra, il Cancro e lo Scorpione,
L’Acquario, il Sagittario, i Pesci, il Capricorno
Nel nostro firmamento stan del Zodiaco intorno;
E Venere e Mercurio, Giove, Marte e Saturno
E la pallida Luna e il chiaro Sol diurno
Per quella via passando con regolato impegno,
S’incontrano sovente in questo od in quel segno;
Indi tal congiunzione, per quanto osservar lice,
Al mondo e a noi mortali qualche avvenir predice.
Quando, signor, nascesti, Giove in giulivo aspetto
Congiunto al quarto segno ha il regno a te predetto,
Ed in virtù degli astri, in cui s’avvolge il fato,
Di Battriana al soglio fosti dai voti alzato.
Zoroastro. Sì, dall’umile tetto, donde sortii alla luce,