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342 ATTO PRIMO
Teocrate. Signor, a tua bontade grazie rendiam noi tutti

De’ studi tuoi sublimi partecipando i frutti.
Tua mercè penetrando le stelle alme lucenti,
Titolo al mondo avremo di maghi e di sapienti.
E a te cui la natura nota è di ciascun astro,
Il misterioso nome convien di Zoroastro.
Lisimaco. (Teocrate 1 invasato crede il monarca un nume.
Io seguo degl’increduli il facile costume). (da sè

Sidone. Oh Battriana felice! Oh regno fortunato,
Sotto di un tal maestro, dai Cieli illuminato!
Oh quante belle cose non conosciute innanti!
Lisimaco. (Sidone è uno stordito. È il fior degl’ignoranti), (da sè
Cleonte. Sapientissimo sire, figlio del sommo Giove,
Discopritor felice d’alte notizie e nove,
Debitrice la terra a’ studi tuoi preclari,
Al nome tuo sublime inalzerà gli altari.
Lisimaco. (L’adulator Cleonte parla mendace astuto.
So che qual io non crede, e finge aver creduto). (da sè
Zoroastro. Lisimaco, non parli? Ancora in tuo pensiero
A dubitar persisti?
Lisimaco.   Signor, parlo sincero:
Venero i tuoi precetti, ma dal poter degli astri
Dipendere non credo i beni od i disastri.
Zoroastro. Arte non è infallibile quella di cui ragiono,
Pure a me con tal arte seppi predire il trono.
Sta l’avvenire, è vero, chiuso nel sen del fato,
Solo ad occhio immortale il penetrarvi è dato;
Ma può dell’alte stelle il folgorante aspetto
Più all’un che all’altro evento mostrar l’uomo soggetto,
E salvo quell’arbitrio cui scorta è la ragione,
Dee risentir ciascuno la sua costellazione.
Sidone. Signor, di tale scienza tanto son persuaso,
Che nulla in questo mondo credo succeda a caso.
La vastità del cielo sembrami un libro aperto,

  1. Nell’ed. Zatta e in quella di Bologna è stampato per errore: Teocrito.