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ENEA NEL LAZIO 317
Di sconvolger la reggia, e opporti sola

Del fato inevitabile alla possa.
Selene. Di’ che pentita dell’offerto asilo
Brami ch’io parta, e di partir son pronta.
Lavinia. Il tuo ben cerco, e tu ti eleggi il peggio.
Selene. La libertade è il maggior ben ch’io bramo.
Lavinia. Odii il nome di sposa?
Selene.   Odio il legarmi
Con spiacevole oggetto.
Lavinia.   Enea sarebbe
Tuo desiato amor?
Selene.   Enea promisi
Cancellar dal mio sen. Mancar non usa,
Se promette Selene.
Lavinia.   Invan presume,
Chi fu schiavo d’amor, disciorre il nodo.
Selene. Lo disciolse ragion, consiglio, impegno,
Onestate, dover.
Lavinia.   Nol credo appieno,
Se di fiamma novella il cuor non t’arde.
Selene. Senz’amar non si vive?
Lavinia.   Ah! chi una volta
Gustò il bene d’amore, amar non cessa.
Selene. Io che il mal ne provai, d’amar non curo.
Lavinia. Di’ che il male provasti, e il ben ti cale.
Selene. Godi tu sì gran ben.
Lavinia.   Goder non spero
Sin che tu me l’invidii.
Selene.   Il tuo timore
Fa torto ai pregi tuoi.
Lavinia.   Prevai talora
L’artifizio a ragion.
Selene.   Mal pensi, e peggio
Osi di favellar.
Lavinia.   Sincera io parlo.