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308 ATTO QUARTO
Quivi tutto è silenzio. Ecco la tenda

Del Troian duce senza guardie. Segno
Quest’è, che lunge è il condottier dal campo.

SCENA II.

Lavinia e detto.

Lavinia. (Giunge opportuno al mio disegno Acate.

Questo amico di Enea mi ascolti, e ceda). (da sè
Lascia che teco mi consoli, o prence,
Della vittoria che sull’onde avesti.
Enea per terra, e tu per mar pugnaste
Con eguale valore, egual fortuna.
Chiaro si vede che due stelle amiche
Vi produssero al mondo, e nati siete
Per gir del pari in amicizia e in pregio.
Acate. Mi onoran troppo, e insuperbir mi ponno,
Generosa Lavinia, i detti tuoi.
Servo al destin del valoroso amico;
E ovunque io pugni, il suo destin mi assiste.
Ma perdona l’ardir. Saper io bramo
Se ancor si è offerto il sagrifizio ai Numi.
Lavinia. No, compiuto non è. Te sol si aspetta
Dal pietoso Troiano. Unir intende
Ai terrestri trofei que’ che tu rechi
Dalle vinte triremi. E’ non ardisce
Offrire ai Dei senza il suo fido Acate.
Acate. Oh saldo amore! Oh generoso amico!
Lavinia. Tu ch’or vieni dal mar, contezza avesti
Di novella avventura a questi lidi?
Acate. Vuoi tu dir di Selene?
Lavinia.   Appunto. E come
Informato ne sei?
Acate.   Da più di un legno