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302 ATTO TERZO
Ti condurrò.

Enea.   Quivi Latin frappoco
Deve giungere anch’egli. Al sagrifizio
L’ora s’appressa, e differir potete
Di vederlo nel campo.
Selene.   Il sagrifizio
A qual nume dee offrirsi?
Enea.   A Palla e a Marte.
Delle spoglie de’ Rutoli depressi
Deesi parte agli Dei.
Lavinia.   Sull’ara istessa,
Narrale pur che d’Imeneo la face
Arder dovrà pria che tramonti il sole;
Che alle nozze di Enea sarà presente;
Che Lavinia vedrà regina e sposa.
Temi tu che dispiaccia a vergin saggia
Le altrui gioie mirar? Selene amica
Meco giubilerà. Dillo tu stessa,
Non ne provi piacer?
Selene.   Piacere estremo. (con difficoltà
Lavinia. (L’arte non ha di simular. Io posso
Alia prova sfidar le più sagaci). (da sè
Enea. (In calma sembra, e borrascoso è il mare). (da sè
Lavinia. Enea, restami sol per mio conforto
Che tu aggiunga a’ tuoi doni un altro dono.
Tua mi vuole il destino; amor mi trova
Del destino contenta, e ai pregi tuoi
Torto indegno farei se non ti amassi.
Pur se della tua fè certa non sono,
Vana è ogni altra speranza. Evvi chi crede
Poca fede in Enea; chi lo decanta
Di volubile amor. Deh! sgombra in parte
Quest’amaro sospetto, e di’ s’io posso
Di tua costanza assicurar gli effetti.
Enea. Chi ti stillò sì rio velen nel seno?