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ENEA NEL LAZIO 297
Cederlo t’offrirei. Ma tal lusinga

È per te vana e il mio periglio è certo.
Se ragione per ciò t’appaga e vince,
Tutta quella pietà che offrirti posso
Spera dall’amor mio. Del genitore
Promettermi poss’io. Nel Lazio istesso
Se un asilo tu cerchi, asilo avrai.
Se d’oro hai d’uopo, e di soccorso e aita,
Chiedila e l’otterrai. Quella germana
Che perdesti in Didone, in me ritrovi.
Tutto farò per te. Lasciami solo
Quel che poco ti costa e a me val tutto:
Sol la pace del cor ti chiedo in dono.
Selene. Poco chiedi, Lavinia, è ver, ma il poco
Che mi chiedi, non sai quanto mi costi.
Sì, ti credo sincera, e tal ti credo
Qualor del regno ambizìon confessi.
Nacqui anch’io in regia cuna, e so qual pena
Rechi a donna regal fortuna umile.
Concedimi però che io non ti creda
Qualor meno di Enea ti mostri amante.
So d’amore la forza, e so ch’io stessa
Amai l’ingrato ad un girar di ciglio.
Segui il destin che ti governa, e segui
La passion che ti sprona; a me non spetta
Consigliarti o voler. Grata ti sono
Degli offerti tuoi don, ma non li accetto.
Lavinia. Compatisco, o Selene, anche il disprezzo
Che irritarmi dovria. So quanta pena
Costi ad un cor che a regal fasto è avvezzo,
Il tollerar dei benefizi il peso.
Scordati di ogni offerta; a me perdona
Quanto diss’io per amicizia e zelo.
Vivi certa però che a farti lieta
Veglierò sempre, che le vie intentate