Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/30

26 ATTO PRIMO
Zandira. Deh, una misera donna il tuo soccorso implora.

Ibraim. Venderti non ricuso.
Zandira.   Ma con Lisauro ancora.
Ibraim. Parmi che il compratore s’avanzi a questa via.
Miralo; lo conosci?
Zandira.   Signor, non so chi sia.
Veggo le spoglie nostre, onde il guerriero è involto.
Scorgo le care insegne, ma non conosco il volto.
Ibraim. Ritirati.
Zandira.   Obbedisco 1. (Ah mi palpita il core.
Cieli! Chi esser mai puote il mio liberatore?) (parte

SCENA IV.

Ibraim, poi Marmut ed il Capitano Radovich.

Marmut. Ecco il governatore. Fagli i soliti inchini, (a Radovich

(Signor, sta saldo pure sui trecento zecchini).
(piano ad Ibraim
Ibraim. Pria di avanzare il passo, prima di scior gli accenti,
Dica la patria e il nome, ed il Firman presenti.
Radovich. Son io quel Radovich, il di cui nome è noto
Del mar che Affrica bagna a ogni angolo remoto.
Son d’Illirica patria, patria famosa al mondo,
Che di memorie illustri vanta il terren fecondo;
E il san le genti vostre qual sia nostro2 valore,
Se san ferir quest’armi, e se i Schiavoni han cuore.
Pur questa volta il fato d’uom valoroso e forte
Scrisse nei suoi decreti perdite, stragi e morte.
Il capitan Beizzic la figlia sua scortava,
Egli cadeo trafitto, e la sua figlia è schiava.
Dal genitor Zandira fummi promessa in sposa,
Di scior le sue catene quest’alma è desiosa.
Al signor di Marocco esposi il mio talento,

  1. Nelle edd. Guibert - Orgeas e Zatta: Ubbidisco.
  2. Edd. Guibert e Zatta: il nostro valore.