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ENEA NEL LAZIO 293
Più non contrasta al vincitor l’impero.

D’uopo dunque, tu il vedi, Enea non ave
Della man di Lavinia, e comprar deggio
Dal felice Troian la mia fortuna.
Tanta gli Dei mi dier ragion, fortezza.
Da moderar colla dolcezza il foco.
Vuo’ veder l’Africana; usarle io voglio
Tanta pietà, che abbandonar la sforzi
L’odio contro di me, se pur ne avesse.
Vuo’ di Enea meritar l’amor, la stima,
E assicurarmi simulando il trono.
Colpa so che non è coprir la tema
D’apparenza giuliva. Onesto è il fine;
E se per insultar fingere è colpa,
Simulare e giovar virtù si appella.
Claudio. A sì saggio consiglio e chi potrebbe
Contrastare ed opporsi? Unico obbietto
Trovo in ciò la difficile intrapresa.
Malagevole parmi usar dolcezza
Dove regna il sospetto, e altrui celare
La tormentosa gelosia loquace.
Lavinia. Chi è colei che si appressa?
Claudio.   Oh stelle! E dessa
La straniera cui cerchi.
Lavinia.   Il fato arride
Al mio giusto desìo. Scostati, e lascia
Che a lei sola favelli.
Claudio.   Ad un tuo cenno
Pronto m’avrai fra quelle tende. Amici,
Della figlia regal vegliate al fianco, (alle Guardie, e parte