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24 ATTO PRIMO
Senza mirarlo in volto dal mio dover legata.

Salgo in naviglio armato, il genitor contento
Salpa dal patrio lido, scioglie le vele al vento.
Ma una tempesta orribile, di cui pavento ancora,
Fuor del cammino usato sforza drizzar la prora.
Calmasi il vento alfine, scopre il piloto accorto
Di Barbaria non lungi esser la nave al porto.
Tenta il legno abbattuto sottrar dal suo periglio,
Quando inseguir si vede da un rapido naviglio.
Il padre mio la nuova senza atterrirsi intesa,
Volge al corsar la prora, s’accende alla difesa.
Scarica i primi colpi, s’arma di fer la mano,
Ogni guerrier l’imita, ma l’imitarlo è vano.
Scosso dal mar fremente, reso sdrucito il legno,
Reggere mal poteva nel periglioso impegno.
Ed il pirata ardito, di depredare ingordo,
Giunse a investir la nave, ed afferrato ha il bordo.
Il padre mio col brando l’oste ha premier respinto,
Ma con un colpo in seno cade trafitto e vinto.
Il capitan perito, manca il coraggio in tutti,
Più non resiste il legno all’agitar dei flutti.
Forz’è il cessar gl’insulti, e che al destin si ceda;
Tutti s’arreser schiavi, io del corsar fui preda.
Eccomi in terra ignota dove valor si onora1,
Ma colla gloria in petto, ma Dalmatina ancora.
Ibraim. Questa gentil fierezza, questo tuo nobil vanto
Cresce al mio cor, Zandira, l’incominciato incanto.
Piacquemi il tuo sembiante tosto ch’io ti mirai,
Ma la bella virtude supera il bel dei rai.
Se rimaner non sdegni alle mie donne unita,
Sarai da me distinta, godrai comoda vita.
Ma volontario il cenno vogl’io dal tuo bel core;

  1. Così nell’ed. Zatta. Nel t. IX dell’ed. Pitterì, stampato mentre il Goldoni era a Parigi, il verso è mutilo: Eccomi in terra ignota dove... si onora; e tale si ritrova nelle edd. di Bologna e di Torino e nell’ed. Savioli di Venezia.