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270 ATTO PRIMO
Enea. Olà! (ad Ascanio

Ascanio.   Taccio, signor.

SCENA V.

Claudio e detti, poi Turno.

Claudio.   Turno si avanza.

Latino. Viene amico o nemico?
Claudio.   Eccolo; il vedi
Solo e senz’armi.
Latino.   Il suo venir si onori. (tutti si alzano
Turno. Eccomi, o re Latin; la terza volta
Questa è che io vengo a riveder Laurento.
Le due prime trovai Latino amico,
Or collegato co’ nemici il veggio;
E Lavinia vegg’io che a me concessa
Fu d’alleanza e d’amicizia in segno,
Presso al Troian che mio rival si vanta:
Ho pronte l’armi a vendicar gl’insulti,
Ma non li temo da un vicin regnante
Che ha difeso con Turno il Lazio impero.
Vengo a renderti al sen la vigoria,
Che infievolir de’ profughi Troiani
Le recenti sorprese. Io son quel desso
Che de’ Sicani e d’Arcadi e di Greci
Queste terre purgò, che il suol divise
Fra i Rutoli miei fidi e gli Abrogeni
Vassalli tuoi; che degli Etruschi e i Volsci
Tenne lungi l’orgoglio, e al mar Tirreno
Teco solo diè legge. Io son quel desso
A cui devi il tuo regno, e quello io sono
Che il può serbar da’ tuoi nemici illeso.
Temi tu de’ raminghi esuli arditi
Malconcie navi e fuggitivi armati?
Se Turno è teco, ogni temenza è vile;