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ENEA NEL LAZIO 269
Enea. Un novello cimento il Ciel mi appresta

Per meritar della tua destra il dono.
Acate. Sospendete, o ministri, il sacro rito;
E voi, Troiani, la falange unite.
Latino. Enea, se il fin del mio consiglio approvi,
Odasi Turno; egli ci vegga uniti,
Vegga navi ed armati, e l’atterrisca
L’apparato di guerra. Udiam suoi detti.
Se offre pace e amistade, in noi ritrovi
L’amicizia e la pace, e se persiste
Nel superbo talento, abbia la guerra.
Enea. Sfuggir le stragi umanità consiglia;
Venga Turno, e si ascolti.
Lavinia.   A che volermi
Dell’orgoglioso alle invettive esposta?
Latino. Pronta abbiam la vendetta. Claudio, vanne
Al re Turno, e l’invita a nome nostro
Come amico a venir. Sue genti armate
Stieno fuor dei recinti, e se più osasse,
La forza opponi ed il soccorso aspetta. (Claudio parte
Ascanio. Signor, sarebbe oltre il dovere audace
Il mio labbro, il mio cor, se ti chiedessi
Di provarmi con Turno, e le primiere
Prove del mio valor far conte al Lazio?
Enea. Ardir non fora se a pugnar si avesse.
Serba ad uopo migliore il tuo coraggio.
Tempo verrà da far vedere al mondo
Che sei figlio di Enea, che sei Troiano.
Ascanio. Tempo verrà, ma se il presente io perdo,
Vano è il passato e l’avvenire è incerto.
Acate. Valoroso garzon, gl’impeti affrena.
Ascanio. Tu sei del padre e non del figlio amico.
Acate. Amo il sangue di Enea.
Ascanio.   Perciò Io sproni
Con altri figli a propagar sua stirpe.