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ENEA NEL LAZIO 263
Altri tempi, altre cure. Olà! dia tosto

Bellico suon della vigilia il segno.
(Al suono di militari strumenti escono dai loro padiglioni gli uffiziali Troiani, e dalle loro tende i Soldati, e si pongono in ordinanza. Corrispondono collo stesso suono le navi e si veggono coperte di gente armata.
Acate. Ite al rege Latino; ite a Lavinia:
Sappiano entrambi che il Troiano duce,
Quando lor piaccia, ad ascoltarli è pronto.
(partono alcune Guardie
Enea. Bramo Ascanio presente. Il figlio istrutto
Rendasi degli affari. Ei finor seppe
A quai disastri umanità soggiace;
Or di fausto destin miri l’aspetto,
E faticar per migliorarlo apprenda.
Acate. Saggio è il consiglio. Chi l’età primiera
Perde nell’ozio, e non s’avvia per tempo
Per l’arduo cal delle onorate imprese,
Mal si regge canuto, e saggio è il padre
Che usa per tempo ammaestrar sua prole.
Lunghi giorni a te diano i patrii Numi,
Ma cedendo a natura, Ascanio è il solo
Che di Troia e di Enea serbar de’ il nome.
Ite alle navi, e a noi si guidi Ascanio.
(Partono altre Guardie verso le navi, da dove colle stesse si vede poscia uscire Ascanio.
Enea. Cederei volentieri al caro figlio
D’Italia il trono e di Lavinia il nodo.
Acate. No, generoso Enea, giovine è troppo
L’inesperto garzon. Da te si aspetta
Mirar Troia risorta; a te prescritto
Hanno gli Dei su questo suolo amico
Gettar le basi a redivivo impero.
Enea. Deh prega tu gli onnipossenti Numi,
Che io far nol so; priegali che dal seno