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22 ATTO PRIMO

SCENA III.

Zandira e detto.

Zandira. Eccomi. A qual destino mi serba il tuo rigore?

Ibraim. Zandira, a riscattarti venuto è il compratore.
Zandira. Sai chi egli sia?
Ibraim.   Finora m'è il di lui nome ignoto.
Zandira. Non è la libertade il mio unico voto.
Se il comprator pietoso meco non trae di pena
Lisauro, a me non giova spezzar la mia catena.
Fummo in naviglio armato esposti ad egual sorte;
Pria che lasciarlo, eleggo ceppi soffrire e morte.
Ibraim. Se l’Europeo col prezzo le brame tue consola,
Venderti io non ti curo accompagnata o sola.
Per riscattar due schiavi deve allargar la mano:
Ma se di te sol chiede, meco favelli invano.
Zandira. Non sarà mai.
Ibraim.   T’accheta. Pria che da’ lacci miei
Traggati il compratore, voglio saper chi sei.
Non mi occultare il grado, qual di celarlo è avvezzo
Schiavo che sè nasconde per minorare il prezzo.
Questo, chiunque tu sia, fissato è in mio pensiero;
Curiosità mi sprona a risaperne il vero.
Zandira. Il ver dalla mia voce solo sperar tu puoi.
Non san le oneste donne mentir coi labbri suoi;
Sia di me, di mia sorte quello che il Ciel dispone,
Amo più della vita l’onor di mia nazione.
Della mia patria il nome a trionfare avvezzo,
So che farà maggiore delle disgrazie il prezzo.
So che l’inimicizia fra il vostro sangue e il mio
In voi di mie catene può accrescere il desio.
Pure, se il ver mi chiedi, sveloti il vero ardita:
Pria di negar la patria, perder saprei la vita.
In Illirica terra nacqui, non lo nascondo.
Ho nelle vene un sangue noto e famoso al mondo.