Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/251


ARTEMISIA 247
Artemisia. Trafissi il piò crudele,

Il più perfido autor di tradimenti.
Talete. Un sol trovasti in quella tomba?
Artemisia.   Un solo.
Talete. (Se perì Farnabaze... oh Dio! Che fia?
Che abbia la madre il figlio suo trafitto?)
(piano a Zeontippo
Zeontippo. (Oh orrendo colpo! Ah non lo voglia il fato! )
Artemisia. Qual ingiusta pietà per un tiranno? (a Talete
Talete. Non è il tiranno che pietà mi desta.
Artemisia. E chi dunque?
Talete.   Ah regina, in quella tomba
Dietro al nemico che fuggia tremante,
Vendicator si è ricovrato Euriso.
Artemisia. Euriso? Eterni Dei! (gli cade lo stile di mano
Zeontippo.   Madre infelice!
Cela in Euriso il tuo Nicandro il Cielo.
Artemisia. Assistetemi. Io muoio, (sta per cadere e Talete la sostiene
Talete.   Un raggio ancora
Di speranza rimane.
Artemisia.   Ah in qual momento,
Barbari Dei, mi palesaste il figlio?
Chi sei tu che m’uccidi? (a Zeontippo
Zeontippo.   Aminta, un tempo
Caro allo sposo tuo, che per suo cenno
Tre lustri il prence custodio negletto,
Per te sottrar dal periglioso evento.
Artemisia. Oh terribil decreto! Oh sangue! Oh nome!
Ah va, Talete, nella tomba oscura,
Mira la spoglia che trafitta giace,
Arrecala agli occhi miei...1 Ah no, t’arresta,
Lascia ch’io stessa dello sposo all’ara
L’anima spiri su quel busto esangue.
(s’incammina verso il Mausoleo

  1. Così il testo. Forse è da correggere: Arrecala a’ miei occhi ecc.