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LA DALMATINA 21
Ibraim. Chiedi troppo.

Marmut.   Signore, colui che fa il sensale,
Anche a pro di se stesso dell’occasion si vale.
Quel che tu mi domandi (con libertà sia detto)
Non è solito prezzo, ma prezzo è sol d’affetto.
Chieder per una donna trecento ruspi? Affé,
Trovar un che gli sborsi, sì facile non è.
In Europa, signore, non men della Turchia
Abbondano le terre di simil mercanzia;
E dicon gli Europei, che mai non s’è trovato
Il sesso femminile cotanto a buon mercato.
È ver che, come donna, la donna non s’apprezza,
Ma cara altrui la rende il sangue e la bellezza:
E se a ricuperarla venuto è il capitano
Col rischio della vita fra il popolo Affricano,
Convien dir che gli prema; e se il boccone è grosso,
Rodere in qualche parte bramo ancor io quest’osso.
Spero colle parole non adoprarmi invano:
Vado, ed or or m’impegno tornar col capitano.
Ibraim. Vanne, ma pria la schiava fa che da me sen venga.
Vuo’ saper chi ella sia, pria che colui l’ottenga.
Marmut. Sia chi esser si voglia, non metterti in periglio;
I trecento zecchini lasciar non ti consiglio.
Ha Zandira, nol niego, bel volto e vaghi rai,
Ma trecento zecchini sono più belli assai. (parte

SCENA II.

Ibraim solo.

È ver, fra noi prevale l’avidità dell’oro,

Ma bella donna e saggia è un singolar tesoro.
Se in mia balìa potessi aver Zandira bella,
Vendere non vorrei la nobile donzella.
Ma se Alì meditando di possederla andava,
Meglio è ritrarne il prezzo... Viene la bella schiava.