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242 ATTO QUINTO>
Qual risuona d’intorno al sagro tempio

Strepito d’armi? Quai confuse strida
M’empiono di terror? Chi è l’inimico
Che minaccia la reggia? È il Perso audace,
O i mal contenti sudditi superbi,
O il fier Nicandro a se medesmo ignoto?
Numi, la reggia difendete e il tempio,
E le innocenti vittime serbate.
Ahimè, un armato!... Chi è costui? Pisistrato?
Chi sa se amico o se nimico avanza?

SCENA II.

Pisistrato e detto.

Pisistrato. Grazie, o Numi del ciel. Talete, amico,

Ordina omai della regina in nome
Offrir vittime e incensi ai Dei pietosi
Che han dall’eccidio preservato il regno.
Talete. Respiro. Ah dimmi, qual novello insulto
Al Cario trono minacciar le stelle?
Pisistrato. Tentò un gran colpo Farnabaze ardito,
E dobbiam tutti la salvezza a Euriso.
Quell’illustre pastor la via prendendo
Tacito e solo fra i notturni orrori,
Ver la gran porta che a Salmacia è guida,
Trovò gente sospetta. Il Ciel l’inspira
Fingersi amico, e ad un drappello unito
De’ Persiani traditori armati
L’empio disegno penetrar gli è dato.
Scopre l’indegna orribile congiura
Di Clorideo, che favorir doveva
Ai nemici l’ingresso, e al foco e al ferro
Espor la reggia e i miseri innocenti.
Poteo fra l’ombre il garzon prode uscire