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ARTEMISIA 239
Che la fede e l’amor menar mi fece!

Povera moglie mia, con quante cure
Il non suo figlio custodir s’indusse!
Quante inospite selve e alpestri balze,
Variando cammin per render vani
Gli altrui sospetti, trapassar convenne.
Per gir in parte ai cittadin più oscura!
Ma che giova ai mortali uman consiglio
Dove il destino inevitabil domina?
Nicandro è in Corte, e su nel Ciel sta scritto
L’occulto fin di questo nodo arcano.
(parte con Talete


Fine dell’Atto Quarto.